I capelli, questi ribelli!

Quante volte ci siamo sentite insoddisfatte dei capelli che abbiamo? Un tema non certo nuovo per una parte del corpo così impegnativa e importante, che tra l’altro prende anche una notevole parte del nostro tempo quotidiano quando si tratta di pulizia, acconciatura e cura.

Ricordo quand’ero bambina e i capelli non li avevo. Fino a due anni i miei capelli erano soltanto una piccola peluria tenera e sparuta. Poi cominciarono a crescere ricci neri esagerati, ingovernabili, dei serpentelli che si ribellavano a trecce, codini, pony tail e chignon. Mia madre lavorava a tempo pieno e non aveva tempo di sedare i capricci della mia chioma; la soluzione divenne tagliarla corta e renderla docile.

C’era un disegno di un’edizione bellissima della Bella Addormentata nel Bosco in cui i capelli di Aurora si dispiegavano in tutta la loro aurea bellezza, scendendole oltre le spalle. Niente di più lontano dalla mia chioma selvaggia e corta; quei capelli da cartone animato divennero la mia ossessione. Nel tempo mi crebbero e mi ritrovai negli anni ottanta con una bella chioma in testa, quasi eccessiva e difficile da gestire. Andavano le chiome scalate, un po’ rigonfie, come se un enorme bocchettone d’aria le avesse rese leonine per forza; ma a me non piacevano lo stesso – corti, lunghi, medi, quei capelli restavano comunque crespi, indomiti, esagerati.

Non esistevano ancora i prodotti eccezionali che si trovano oggi sul mercato, tutt’al più ci si dava di phon e spazzola – un dolore! – e bastava una folata d’aria umida che tutta la fatica si vanificava. Gli anni passano e anche le mode, ed ecco che qualcuno con i capelli come te lo trovi sempre nello showbiz, qualcuno che può fornirti un modello da seguire, del tipo “meno male, allora pure lei…”. La memoria della bella addormentata era ormai lontana e aveva lasciato il posto a persone in carne e ossa, da cui trarre magari ispirazione.

Soltanto negli anni a venire, è tutto diventato molto più semplice perché mi capitò di leggere La lettera scarlatta in cui la protagonista, celata agli occhi altrui in una foresta selvaggia, si toglie la cuffietta che è costretta a portare e libera la chioma all’aria, tra il baluginio delle foglie che sembrano accoglierla come nessun altro. Quale effetto liberatorio ebbe quell’immagine! Altro che fotografie di moda, modelle affettate e spazzole aggressive, consigli degli esperti e prodotti chimici aggressivi.

Avevo un’amica che portava i capelli corti di un rosso infiammato, un’altra sfoggiava un bicolore assurdo tra il nero bluastro e il bianco lucido; altre giravano con chiome castane lunghissime, altre ancora li portavano blu a spazzola o acconciati come Maria Antonietta. Il bello di certe epoche è che la regola vuole che  non ci siano regole, ma semmai tendenze – a me non è mai importato tanto delle tendenze, soprattutto quando ti vogliono imporre una cuffietta, quale che sia. Il tempo delle chiome imposte era finito, si era aperta l’era dei capelli al naturale. Com’era divertente vedere libertà e creatività all’opera. Con gli anni ho imparato a convivere con i miei capelli anche grazie alle scoperte della tecnologia e della ricerca in fatto di cura. E quello spazio che riservo ai miei serpentelli indomiti oggi è diventato il mio dialogo con la foresta.

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